In una splendida posizione, sopra il porto di Brindisi, si erge la chiesa di San Paolo Eremita, la più antica ed eloquente testimonianza di architettura gotica presente in città.
Brindisi (BR) - Chiesa di San Paolo Eremita |
Al suo interno Enrico VI impiantò la zecca di Brindisi.
Chiusa la zecca, Carlo I d'Angiò, nel 1284, donò ai frati francescani il complesso, per permettere di costruire il loro convento.
Brindisi (BR) - Chiesa di San Paolo Eremita |
I lavori di costruzione terminarono nel 1322 e ben presto la chiesa e il convento diventarono una delle principali sedi francescane in Terra d'Otranto.
Nell'Ottocento venne ricostruita, arretrata di alcuni metri, la facciata dell'edificio, che minacciava di crollare.
All'esterno, la parete meridionale conserva filari di tufo carparo a bugnato che molto probabilmente appartenevano ad una struttura fortificata di epoca normanna, forse la stessa domus Margariti.
Il carattere gotico dell'edificio è ben espresso dall'originalità delle monofore che si aprono in alto e dalle forme semplici del portale laterale.
Brindisi (BR) - Chiesa di San Paolo Eremita |
Sul lato destro della chiesa di San Paolo Eremita c'è un portale sormontato da un portico a cuspide.
La lunetta è sostenuta da un architrave decorato con una fila di boccioli, mentre l'archivolto ha motivi vegetali tipici della Terra d'Otranto.
L'interno, ad un'unica navata, presenta elaborati altari barocchi, decorati con notevoli dipinti.
Sono presenti anche resti di affreschi trecenteschi.
Lo storico brindisino Giovanni Maria Moricino fece costruire la cappella del Ss. Sacramento, o di San Francesco, dove è conservata una statua lignea del santo realizzata, con ogni probabilità, a Venezia.
Brindisi (BR) - Chiesa di San Paolo Eremita |
La chiesa di San Paolo Eremita conserva la macenula della Vergine Immacolata, chiamata anche Madonna del Terremoto, molto venerata a Brindisi.
Tradizione vuole, infatti, che grazie alla Sua intercessione la città si salvò dal terremoto del 20 febbraio 1743.
Si racconta che la statua fu trovata sull'ingresso della chiesa con le mani aperte, sebbene originariamente fossero congiunte, per placare il terremoto e salvare la città.
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