Il Castello di Oria sembra voler nascondere la sua maestosa figura dietro la nebbia che spesso lo circonda. Una coltre fumosa ne nasconde la bellezza architettonica, celando storia e leggende che da secoli accompagnano ogni istante della invincibile rocca.
Oria - Castello |
Le leggende nate intorno al Castello sono tante e sono servite spesso a spiegare un evento naturale altrimenti inspiegabile o il nome di una torre, di cui nessuno più ricorda l'origine.
La densa foschia che copre la sommità del colle sul quale sorge la fortezza è antico e, per gli stessi antichi, inspiegabile. Nasce così la leggenda di Oria fumosa, con varianti e distinzioni.
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Leggenda vuole che durante i lavori di costruzione del Castello, le sue mura crollassero inspiegabilmente ogni giorno. Fu consigliato da maghi e veggenti di cospargerle con il sangue di un'anima innocente. Così facendo le mura non sarebbero crollate più. Fu, quindi, rapita e sacrificata una bambina. I lavori ripresero e terminarono senza più un crollo. La madre della povera bambina scoprì troppo tardi la sorte della figlioletta. Straziata dal dolore, la sventurata maledì Oria, urlando: "Possa tu fumare Oria, come fuma il mio cuore disperato". Così in alcune sere, quando il Castello è avvolto da una fitta nebbia, la maledizione della madre disperata sembra essersi avverata e aver preso corpo.
Questa leggenda ha una variante che riferisce gli stessi avvenimenti, mura che crollano, sacrificio umano, maledizione, ma li colloca in un tempo più lontano, quasi mitico, al momento della costruzione delle mura della città e non del Castello.
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Oria si trova a metà strada tra Taranto e Brindisi, a dominare una posizione strategica per la difesa e il dominio del territorio circostante. Gli studi hanno permesso di affermare che la zona dove fu costruito il Castello era abitata sin dai periodi più remoti. Quest'area era occupata dalla acropoli messapica, che probabilmente si dotò di mura intorno al VI Secolo, come è ancora, in parte, visibile.
L'importanza strategica di Oria spiega la necessità di fortificare la rocca e di costruire opere difensiva dove era l'acropoli.
I Normanni, occupata Oria, si affrettarono a costruire sulla antica acropoli il torrione quadrato ed altre opere difensive, sui resti dell'antica Cattedrale cittadina di epoca bizantina. Questo dato è confermato dalle testimonianze emerse durante gli ultimi lavori di restauro. Intere lastre di marmo, rinvenute scavando, e basamenti di colonne, che probabilmente dividevano le navate della Chiesa, testimoniano la presenza di una costruzione antecedente, come, appunto, l'antica Cattedrale del IX secolo.
Il Castello attuale risale, quindi, alla dominazione normanna e fu modificato durante quelle successive, sveve e angioine.
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Tradizione vuole che fu Federico II ad ottenere dal vescovo di Oria la concessione del luogo più alto della città per fondarvi lì il Castello. In cambio l'Imperatore concesse il terreno e fornì i mezzi per edificare l'attuale Cattedrale di Oria. La realtà è ben diversa dalla leggenda e dalla tradizione. Federico si limitò ad ampliare e a modificare un'opera già esistente, inglobando all'interno della nuova costruzione il torrione quadrato di epoca normanna.
Nel nuovo edificio Federico II festeggiò le sue nozze con Jolanda di Brienne, dando vita a quel torneo cavalleresco, che ancora oggi anima la cittadina.
Il Castello si adatta all'andamento del terreno sul quale sorge. Assume così la forma di un triangolo isoscele con il vertice orientato verso nord e la base rivolta a mezzogiorno. Al centro della costruzione l'immensa piazza d'armi, che si dice potesse contenere fino a 5000 soldati.
Circondano la piazza d'armi, le torri e le mura imponenti.
La torre quadrata, di epoca normanna, al cui interno si trova una grande sala rettangolare a due navate. Molto probabilmente questa era l'antico ingresso della fortezza.
Risalgono al periodo angioino le altre due torri, quella del Salto e quella del Cavaliere, di pianta circolare, costruite per completare il Castello dal punto di vista difensivo,
Il nome della prima torre è spiegato da un'altra leggenda. Protagonista anche questa volta è una fanciulla, questa volta costretta a sposare un uomo contro la propria volontà. Per sottrarsi ad una vita di tristezza ed infelicità, la povera ragazza decise quindi di suicidarsi, saltando nel vuota dalla torre che ancora oggi, nel nome, ricorda il tragico evento. Leggenda vuole che l'infelice castellana attraversi il cortile dove è morta e che compaia dietro le finestre del maniero testimone della sua infelicità e del suo dramma.
Anche questa leggenda ha la sua variante. La seconda versione vuole il suicidio della ragazza dovuto alla volontà di sottrarsi all'infame obbligo dello Ius Primae Noctis.
Ai piedi della torre del Salto, capitelli messapici, colonne e marmi dell'antico tempio bizantino, indicano l'ingresso della cripta dei SS. Crisanto e Daria, costruita per custodire le reliquie dei due Santi ed interrata nel XIII secolo durante i lavori di ristrutturazione e ampliamento voluti da Federico.
Il cortile conserva visibile l'accesso ad un passaggio segreto sotterraneo che veniva utilizzato per allontanarsi dal Castello in caso di assedio. Si dice che il cunicolo sotterraneo raggiunga la città di Brindisi, che dista più di 30km da Oria.
Di assedi il Castello ne ha subiti molti, resistendo il più delle volte. Venne attaccato da Manfredi, durante le lotte e le ribellioni seguite alla more del padre, venne assalito da Giacomo Caldora, per ordine della regina Giovanna la Pazza, e da Pietro de Paz che non riuscì a vincere le resistenze della rocca.
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Ma il Castello, oltre a resistere a ripetuti attacchi, nel corso dei secoli ha aperto le sue porta, ospitando re, principi e cavalieri, accogliendoli e stregandoli con la sua bellezza, la sua storia e le tante leggende che lo circondano.
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