domenica 25 settembre 2011

Le Isole Tremiti. Perle dell'Adriatico

Si racconta che quando Diomede lasciò Troia, dopo aver partecipato e vinto la decennale guerra, portò con se dall'Asia Minore degli enormi massi che poi utilizzò come confini del suo nuovo regno in Italia, sul Gargano. Stabiliti i confini si accorse che avanzavano alcuni enormi massi. Decise, quindi, di gettarli in mare. I massi, al contatto con l'acqua, invece di affondare riemersero. Nacquero così le Isole Tremiti, o Diomedee in onore del loro leggendario fondatore.
Isole Tremiti - Vista Aerea

Questa è solo una delle tante leggende che circondano l'arcipelago adriatico.

La storia ci dice che le Isole furono abitate già dall'antichità e per secoli furono luogo di confine. Qui Augusto relegò la licenziosa nipote Giulia, che sull'isola di Pianosa, dopo venti anni di reclusione, trovò la morte. Qui nel 780 d.C., Carlo Magno vi esiliò Paolo Diacono, che, a differenza della povera Giulia, riuscì a fuggire.
Isole Tremiti
Le sei isole, soprattutto quella di San Nicola, la più importante, però non furono solo un luogo di reclusione o esilio. Per lunghissimo tempo, dal IX sec. d.C. la loro storia si intrecciò con le vicende storiche, politiche ed economiche dell'Abbazia di Santa Maria a Mare, definita la Montecassino in mezzo al mare.

Edificata dai monaci benedettini, già nell' XI secolo, il complesso aveva raggiunto il suo massimo splendore, con enormi ricchezze e vasti possedimenti, ma sempre alle dipendenze di Montecassino.
Isole Tremiti - S. Maria a Mare


Nel XIII secolo l'abbazia finalmente raggiunse la sua indipendenza. 
I suoi possedimenti in terraferma andavano dal Biferno fino a Trani. Questa ricchezza enorme, insieme alla lotta con l'abbazia laziale e ai ripetuti contatti con i Dalmati, causò una decadenza morale all'interno dell'Abbazia, che portò all'arrivo dei Cistercensi al posto dei Benedettini. 

L'Abbazia, nel 1334, subì l'attacco dei corsari Dalmati, che, sebbene il complesso fosse fortificato, riuscirono a depredarlo e a trucidare tutti i monaci. Questo drammatico evento mise fine alla presenza cistercense nell'arcipelago e segnò l'inizio di un periodo di abbandono delle isole.

Solo nel 1412 una piccola comunità di Lateranensi si trasferì sull'isola per ripopolare il centro religioso. I Lateranensi restaurarono il complesso, lo ampliarono e realizzarono enormi cisterne, ancora oggi funzionanti. Riuscirono anche, ad estendere ulteriormente i possedimenti sulla terraferma.

Le isole, tranne che per episodi isolati, come l'attacco di Solimano il Magnifico nel 1567, vissero un periodo di pace e prosperità. Periodo che finì nel 1783 quando l'Abbazia venne soppressa per volere di Ferdinando IV, che sull'arcipelago istituì una colonia penale.
Isole Tremiti

Quando nel 1809 gli inglesi attaccarono l'isola, i soldati napoletani di Gioacchino Murat riuscirono a resistere, grazie anche all'aiuto dei deportati, che proprio per questo vennero graziati e poterono abbandonare l'arcipelago.
Di questo attacco inglese sono ancora ben visibili i buchi delle palle di cannone inglesi sulla facciata dell'Abbazia.


Nel 1843 Ferdinando II delle Due Sicilie decise di ripopolare le isole insediandovi molti indigenti che vivevano nei bassifondi napoletani. Qui riuscirono a migliorare finalmente le proprie condizioni di vita, sfruttando la pescosità dell'arcipelago.


Nel Novecento le Isole Tremiti tornarono ad essere luogo di confino. Prima, nel 1911, vi furono deportati 1300 libici, oppositori dell'occupazione coloniale italiana. Poi, durante il fascismo, l'arcipelago "ospitò" detenuti di una certa importanza, come il futuro presidente della Repubblica, Sandro Pertini.


Oggi l'arcipelago diomedeo è tornato ad essere un tranquillo posto che d'estate si anima grazie ai tanti turisti che decidono di passare qui, tra la storia millenaria e le acque limpidi, vincitrici di numerose Bandiere Blu, le loro vacanze, cullati dal verso degli uccelli diomedei, che secondo la leggenda vigilano la tomba dell'eroe acheo.
Isole Tremiti



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